jeudi 4 octobre 2018

Perché tutti dovrebbero vedere almeno una volta "Gala" di Jérome Bel

Venti ballerini dilettanti si ebiscono nello spettacolo del coreografo francese. Il risultato è uno splendido elogio della diversità che insegna a guardare l'altro come se fossimo noi 
BENEDETTA PERILLI (La Repubblica)

In prima fila, di spalle, i riflettori illuminano le paillettes dei pantaloni che le abbracciano le forme. Silenzio in sala, Chiara è immobile, davanti a lei ci sono gli altri 19 ballerini quasi per caso di "Gala", di Jérôme Bel. "She's a maniac": quando parte la musica si riconosce subito il motivo di "Flashdance". Chiara tiene il tempo con la gamba, gli altri la imitano. Poi esplode in una danza tanto incontenibile quanto pura. Chiara ha 48 anni, il viso truccato, gli abiti che indossa li ha scelti lei. Chiara ha anche la sindrome di Down ma a vederla muoversi sembra proprio l'ultima delle sue qualità. Sul palco del Teatro Argentina è una dei danzatori, professionisti e non, scelti a Roma dal coreografo francese per il suo "evento collettivo di decostruzione della rappresentazione istituzionale della danza", altrimenti detto prendi quattro ballerini professionisti, due attori e sedici perfetti amateur e mettili su un palco guidati da un grande coreografo.

Gala di Jérome Bel è l'elogio della diversità a passi di danza

Il risultato è che vedere ballare Chiara è bello come vedere Patrizia, che di anni ne ha 70 e improvvisa dei passi ispirati al tai chi, e come vedere la splendida Ella che con le sue lunghe trecce si muove come Beyoncé e come Giacomo, che gli altri li guida muovendo la sedia a rotelle. Dà la stessa emozione. C'è pure un 85enne vestito con tuta rossa e gilet dorato, con tanto di nipote in platea che a vederlo danzare ride di gioia; ci sono tre bambini, tra i quali un dinoccolato felice, uno scalmanato e una atletica con le codine; una ginnasta in body fucsia; due signore sulla cinquantina e forse anche più; c'è pure Sonia, la cinese più famosa di Roma proprietaria di un noto ristorante capitolino. E sono solo alcuni dei protagonisti della seconda, e ultima, replica di "Gala" andata in scena il 10 settembre nell'ambito del festival Short Theatre

"Gala" di Jérôme Bel: venti ballerini per caso e lo splendore della diversità

Lo spettacolo ha debuttato nel 2015 al Brussels KunstenFestivaldesArts e da allora si porta dietro tre anni di successi, ovvero 167 repliche in 71 città diverse. Al punto che nei primi minuti vengono proiettate le fotografie dei teatri - senza pubblico - che lo hanno accolto. Tanti, tutti diversi: si va dal parco con le sedie in plastica alla sala ottocentesca, dal palco improvvisato nel centro commerciale a quello di design nordeuropeo. "Gala" è diventato quasi un format che si ripete in giro per il mondo,  a Roma i venti sono stati selezionati in collaborazione con Jérôme Bel e Chiara Gallerani.
Bel non è nuovo alle sperimentazioni che includono gli esclusi, era successo già con i disabili protagonisti di "Disabled Theater" e con gli spettatori "attori" di "Cour d'honneur". Stavolta gli esclusi siamo noi, dilettanti alla prova del palco per dimostrare che lo spettacolo funziona se c'è piacere di esibirsi. Ma non solo. Questi corpi, così precisi nell'esecuzione delle loro improvvisate coreografie, insegnano che l'imperfezione è più affascinante del canone; la goffaggine più libera delle risate di chi la giudica e la diversità più normale di quello che crediamo.

"Questo è un lavoro più sul pubblico che sugli interpreti - spiega Riccardo Festa, attore professionista tra i venti della versione romana di "Gala" - noi eseguiamo gesti semplici. Al netto delle scelte di drammaturgia quello che ci viene richiesto è essere molto rigorosi: ovvero balla il valzer così come pensi che per te si balli il valzer". Poi aggiunge: "Quello che emerge però non è una democrazia. Tutti siamo diversi, ognuno con la sua capacità, c'è chi balla meglio e chi meno. Il risultato? La bellezza non è nel gesto ma nell'impegno, nell'intensità di partecipare a una esposizione di sé che è molto coraggiosa. C'è un grande lavoro di decostruzione dell'ego, di imitazione dell'altro. Il pubblico ti guarda con occhio pulito perché non c'è errore se non c'è un riferimento e allora io e il ragazzo sulla sedia a rotelle diventiamo la stessa cosa". 

("Gala" a Short Theatre è in collaborazione con la Francia in Scena, stagione artistica dell'Institut français Italia / Ambasciata di Francia in Italia e  in corealizzazione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale, nell’ambito di Grandi Pianure – Gli spazi sconfinati della danza contemporanea)

Aucun commentaire:

Enregistrer un commentaire