jeudi 20 juillet 2023

Edgar Morin: “Adesso ho paura per la democrazia”

 Pensatore universale, tra i più grandi intellettuali europei, non nasconde la sua preoccupazione: “Attraversiamo una crisi di civiltà come negli anni Trenta. Dovremmo ripensare la politica”

Edgar Morin: “Adesso ho paura per la democrazia”

 PARIGI – “Attraversiamo una crisi di civiltà, e il campo democratico potrebbe essere sconfitto”. Nel corso di una vita lunga un secolo, Edgar Morin ha abbracciato saperi diversi, con i volumi della Méthode, l’opera enciclopedica scritta tra il 1967 e il 2006 per il quale si è guadagnato il soprannome di “Diderot del Novecento”. Pensatore universale, tra i più grandi intellettuali francesi, ha avuto un’esistenza fuori dal comune: la nascita l’8 luglio 1921 nella comunità ebrea sefardita del quartiere di Ménilmontant, la perdita della madre quando aveva dieci anni, il coraggio di passare nella Resistenza durante l’Occupazione, l’impegno politico nel partito comunista prima di allontanarsene e denunciarne le epurazioni, gli anni dedicati alla ricerca sociologica che lo hanno proiettato...

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mardi 11 juillet 2023

'Raffa in the sky' la rivoluzione del 'Tuca tuca' diventa un melodramma

La Repubblica il  18 Giugno 2023

Lo spettacolo ideato dal Teatro Donizetti di Bergamo ispirato alla biografia della showgirl debutterà il 29 settembre.

'Raffa in the sky' la rivoluzione del 'Tuca tuca' diventa un melodramma 

Raffaella Carà è stata inviata sulla terra da una galassia lontana. La sua missione: combattere il conformismo dell'Italia democristiana, clericale e bigotta dagli schermi della Rai anni Settanta. La sua arma più potente è l'ombelico (scoperto) con cui lotta sotto l'insegna del Tuca tuca. Racconterà questo Raffa in the sky, la 'fantaopera' che trasforma la biografia della showgirl in un melodramma idealmente ispirato a Rossini, Donizetti, Verdi. Raffella Carrà come la "Traviata": un'eroina che concede il suo corpo per la redenzione delle coscienze (e l'emancipazione sessuale di una nazione). A ideare lo spettacolo è il Teatro Donizetti di Bergamo nell'ambito di "Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura", quattro recite dal 29 settembre all'8 ottobre.

"Ciò che vogliamo rappresentare è la vicenda di una primadonna che libera il corpo femminile dalla schiavitù del patriarcato. Una rivoluzionaria, a suo modo. Di certo una donna sulla bocca di tutti, come lo è stata ogni protagonista di melodramma nell'età d'oro, si chiami Lucia di Lammermoor o Violetta Valéry", spiega il regista Francesco Micheli, coordinatore del progetto in qualità di direttore artistico del Festival Donizetti. Del team che sta lavorando con lui alla creazione dell'opera fanno parte Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, librettisti, e il compositore Lamberto Curtoni (al momento impegnato nella strumentazione della partitura), poi si uniranno il direttore d'orchestra Carlo Boccadoro e le voci di Dave Monaco, Gaia Petrone, Carmela Remigio. La parte della Carrà viene cucita addosso a Chiara Dello Iacovo, cantautrice-attrice uscita dal contest tv The voice, seconda tra le Nuove proposte di Sanremo 2016. "Non vogliamo fare un biopic, anche se i fatti mostrati sono tutti reali; e dobbiamo molto alla consulenza di Sergio Japino. Piuttosto ci valiamo di Raffaella come specchio della storia italiana dell'ultimo mezzo secolo. Renderla protagonista di un'opera è attestarne la sua dimensione mitica, di figura esemplare che trascende l'umano. E la partitura sottolinea tale aspetto con il genere di canto che le è affidato. Mentre tutti gli altri sfoderano una vocalità belcantista, quella tipica del melodramma da Mozart a Donizetti, lei ha una voce diversa, non lirica, a evidenziare che si tratta di un essere estraneo al mondo. Di un'autentica dea. Di una figura stellare come la Madonna e allo stesso tempo vicina a tutti noi come una sorella, tanto che tutti la chiamiamo familiarmente Raffa".

Scesa nel nostro mondo da Arcadia, pianeta degli artisti governato da re Apollo XI, Carrà si trova subito proiettata all'interno di un singolare campo di battaglia, quello del piccolo schermo. "Nell'opera assistiamo agli sconvolgimenti che le sue apparizioni televisive portano in una famiglia piccolo-borghese di immigrati dal Sud. Vedendone gli show, i genitori si rendono conto che sta franando sotto i loro piedi il modello rurale, patriarcale, entro cui sono stati cresciuti. E il figlio, che non è più possibile educare secondo i sani principi di una volta, scopre quanto sia bello far l'amore da Trieste in giù: grazie all'esibizione dell'ombelico della Carrà come oggetto di piacere, comincia a scoprire il proprio corpo e a misurarsi con una variopinta sessualità". Del resto, prosegue ancora Micheli, "la rivoluzione di Raffa è un po' simile a quella di san Francesco. Come lui, con il suo esempio, sollevò i giovanotti ricchi dal perseguire l'ideale cavalleresco dei padri, così il Tuca tuca ha affrancato la sensualità femminile dall'idea di mercimonio, poiché il corpo appartiene alla donna, che dunque può esibirlo anche soltanto per far piacere a se stessa". La canzoni più celebri di Raffaella Carrà costellano lo spettacolo, che si autofinanzia: per produrlo, una quarantina di sponsor del territorio ha donato 600 mila euro.

 https://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2023/06/18

 

Riccardo Muti dirige tra i rifugiati: “La musica passa dal cuore, fa del bene senza proclami”

Riccardo Muti con l’orchestra Cherubini a Jerash, in Giordania

Riccardo Muti con l’orchestra Cherubini a Jerash, in Giordania

  


L’evento in Giordania e la visita del maestro nel campo di Za’atari. Il viaggio musicale delle ‘Vie dell’amicizia’ organizzato con il Ravenna Festival si conclude l’11 luglio a Pompei 
 Cominciamo dai bambini: vestiti a festa, cantano e si fanno le foto col maestro, mentre gli uomini ballano in circolo e le donne registrano tutto con il cellulare. La musica ha fatto ancora una volta centro, “con il suo sentimento di fratellanza”. Dice Riccardo Muti: «Nel momento in cui in tante parti del mondo l’uomo si fa tanto male, qui è la prova che si può fare del bene e che la musica lo fa senza proclami; passa, come diceva Beethoven, dal cuore al cuore, ma spesso, i governanti con Beethoven hanno in comune solo la sordità».