samedi 12 mai 2018
Romaeuropa Festival 2018, musica teatro e danza "Tra i mondi".
di RODOLFO
DI GIAMMARCO
Si intitola
'Between Worlds' l'edizione di quest'anno del festival nella capitale dal 19
settembre al 25 novembre
È orientata a mediazioni e conciliazioni tra opposti, a riflessione e accoglienza, e fa affidamento su artisti di ventiquattro paesi di quattro continenti, la 33ma edizione del Romaeuropa Festival che col marchio Between Worlds dà appuntamento dal 19 settembre al 25 novembre sulla scena romana. Il Festival diretto da Fabrizio Grifasi, con Monique Veaute presidente della Fondazione, rende sempre più culturalmente consistente, disciplinarmente innovativo e numericamente stellare il suo programma: 27 i luoghi impegnati nella Capitale, 68 i progetti, 168 le repliche, 38 le prime nazionali, 29 i titoli internazionali, più di 60 le compagnie di cui 40 per la prima volta al Festival, e un ensemble d'un totale di 311 artisti. Stavolta il REf18 ha un prologo, basato sul progetto "120 motivi in più per tornare nelle Valli Reatine", promosso da Mibact e Regione Lazio, in calendario a giugno in alcune delle zone colpite dal sisma: Ascanio Celestini a Cittareale e ad Amatrice, Alessandro Baricco nelle stesse due città, e Danza Aerea - Compagnia il Posto ad Accumuli e Cittareale. "Importanti momenti verso la rinascita" commenta Nicola Zingaretti. E Onofrio Cutaia, per il Mibact, s'associa nel sostenere l’iniziativa.
Ad aprire il calendario ufficiale sarà, il 19 settembre, il coreografo burkinabé Sergè-Aime Coulibaly e il suo Fao Dance Théatre con Kirina, e a chiudere la manifestazione, il 25 novembre, sarà un "gran finale" in coproduzione con Fondazione Musica per Roma coinvolgente tutte le sale. Quanto alla struttura, l'articolazione prevede tre percorsi, Storie, Visioni e Suoni, la sezione Digitalive a cura di Federica Patti, Dancing Days a cura di Francesca Manica, REfKIDS a cura di Stefania Lo Giudice, Anni Luce a cura di Maura Teofili. Il capitolo delle Storie ha in serbo lo svizzero Milo Rau con la sua ultima produzione teatrale The Repetition sull'esperienza del tragico nell'era post-industriale, e col suo film The Congo Tribunal; la regista argentina Lola Arias in scena con Minefield, confronto tra veterani argentini e inglesi della guerra delle Falklands/Malvinas; la Great Jones Repertory Company nata al La MaMa di New York associata ai Motus per PANORAMA; la giovane Caroline Guiela Nguyen che con la sua compagnia trasforma il teatro in un ristorante vietnamita in Saigon; la coreografa cinese Wen Hui col maoismo anni '50-70 di Red - A documentary performance; il coreografo libanese Omar Rajeh che in Minaret mostra la distruzione della città di Aleppo; l’Agrupacion Senor Serrano con Kingdom accostato a King Kong; l’iraniano Ali Moini con My Paradoxical Knives; l’argentina Cecilia Bengolea e il francese François Chaignaud con DFS.
La sezione delle Visioni comprenderà The Prisoner di Peter
Brook (e Marie Hèlène Estienne), il riallestimento di Tango glaciale di Mario
Martone del 1982 cui hanno collaborato anche Raffaele di Florio e Anna Redi;
Nudità con Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio; Quasi niente che Daria Deflorian e
Antonio Tagliarini hanno ricavato da Deserto Rosso di Antonioni; un recupero
integrale dell'Orestea di Eschilo ad opera di Anagoor, e, tra l'altro, gli
israeliani Sharon Eyal e Gai Behar con Love Chapter 2, il duo Tsirihaka
Harrivel & Vimala Pons col music-hall Grande, e il coreografo Hofesh
Shechter con Grand Finale. Per
i Suoni citiamo il teatro musicale di The diary of One who Disappeared del
regista Ivo Van Hove con il Toneelgroep Amsterdam, mentre il Solistenensemble
Kaleidoskop realizza insieme a Luigi De Angelis e a Marco Cavalcoli un lavoro
sui Balletti Russi di Djagilev. Nei Dancing Days troviamo il greco Christos
Papadopulos con Opus, l'olandese Keren Levi, la norvegese Ingrid Berger Myhre,
i viennesi Luke Baio e Dominik Grunbuhel, il nostro Salvo Lombardo.
mercredi 25 avril 2018
Biennale di Venezia, tornano danza, teatro e musica forti come "una centrale elettrica"
L'edizione del 2018, dal 22 giugno al 7 ottobre, ha un
ricco programma particolarmente rivolto al pubblico più giovane: per la prima
volta l’accesso sarà esteso ai college e ci sarà un polo di critici emergenti
in residenza
Esplorerà i confini con l’intento di
ridurli, nel segno di un più aperto riconoscimento delle qualità mondiali della
creazione artistica, la Biennale di Venezia 2018 presieduta da Paolo Baratta
(“la Biennale deve essere una centrale elettrica”), che ha in calendario dal 22
giugno all’1 luglio il Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto
da Marie Chouinard, che programmerà dal 20 luglio al 5 agosto il Festival
Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella con tema riservato
all’attore/performer, e che ha in serbo dal 28 settembre al 7 ottobre il
Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Ivan Fedele,
focalizzato sui rapporti tra Europa e Americhe.
Si sviluppa in tutti i
settori il connubio Festival-College, offrendo una palestra di confronto non
solo ad attori ma anche a registi, non solo a danzatori ma anche a coreografi e
non solo a compositori ma anche a librettisti e registi del teatro musicale.
Altra novità sarà l’accesso del pubblico ai college e l’istituzione di un
progetto battezzato “spettatori in residenza”. Verrà altrettanto favorito il
lavoro di “giovani critici in residenza”.
Nel settore Danza, dove Marie Chouinard annuncia il duplice
orientamento “respirazione come sovversione e strategia” (cui dedica un
discorso scientifico sulle origini dell’umanità) e “creazione coreografica e
interpretazione: due poli indivisibili”, e dove prioritarie saranno le nuove
relazioni con lo spazio, c’è grande attesa per Built to Last di Meg Stuart alla quale è stato
attribuito il Leone d’Oro per aver esplorato stati fisici ed emotivi con
l’improvvisazione e la collaborazione di artisti di altre discipline, e per la
coreografa capoverdina Marlene Monteiro Freitas (Bacchae - Prelude to a Purge) cui è stato conferito il Leone
d’Argento. Figurano in programma Frédérick Gravel e Israel Galvàn, Deborah Hay
in connubio con il Cullbergbaletten, la danza-teatro di Jacques Poulin-Denis,
Mette Ingvartsen, Faye Driscoll. Il Festival propone cinque prime mondiali: Quite Now di Irina Baldini, una nuova versione per tre danzatrici di Sacre du Printemps di Xavier Le Roy, Animale di Francesca Foscarini, Solos et duos retrospettiva rivisitata di Marie
Chouinard, e una nuova creazione di Daina Ashbee.
Nel settore Teatro sono le definizioni
scisse, le distinzioni tra danza e scena della prosa, le gestazioni diverse, le
differenti regole di rappresentazione e di messa in movimento, a indurre
Antonio Latella a esaminare da vicino i fenomeni performativi e attoriali,
anche allargando il focus a mini-personali che ritraggano meglio gli artisti. E
lui, nei 31 titoli del suo cartellone, con 20 novità e 6 lavori in prima
assoluta, chiama in causa teatro, danza, regia, musica, arti plastiche,
giocoleria, arte dei burattini, mimo. Spesso
con microstorie che sono crime story, thriller, mistery, horror, fantasy,
slapstick, action.
Daranno spettacolo il francese
naturalizzato a Berlino Clement Layes (classe 1978) con un’installazione dotata
di colonna sonora di Hitchcock, la quarantenne franco-austriaca Gisèle Vienne
che ricostruisce i crimini di un serial killer americano, la 39enne
neozelandese Simone Aughterlony coreografa e performer attiva a Berlino e
Zurigo, lo svizzero Thomas Luz (classe 1982) regista e musicista, l’olandese
30enne Davy Pieters che muove gli attori come in un videotape e ricostruisce un
omicidio da più punti di vista, il 43enne Vincent Thomasset di Grenoble che
riprende i diari intimi di una donna trovati in un loft abbandonato, lo svedese
Jakob Ahlbom (classe 1971) di stanza ad Amsterdam specializzato in physical
visual theatre. E naturalmente svettano i Leoni d’Argento Anagoor con la prima
assoluta di Orestea e il sodalizio Leone d’Oro alla carriera Antonio Rezza -
Flavia Mastrella col loro repertorio. Ma
ci sono pure Giuseppe Stellato, il Kronoteatro, Leonardo Lidi, Fabio Condemi.
Nel College-Teatro quest’anno c’è un bando per gli autori under 40, e il
relativo progetto triennale farà affidamento su un laboratorio di drammaturgia
coordinato da Linda Dalisi e Letizia Russo.
La Biennale Musica sfoggerà un campione di
concerti tonici come Keith Jarrett cui va il Leone d’Oro alla carriera, e
scommetterà sulla vitalità di Sebastian Rivas cui è andato il Leone d’Argento.
Il concetto di contemporaneità e di confronto Americhe/Vecchio Continente
prevede un’inaugurazione con The Yellow Shark di Frank Zappa con ensemble
diretto da Tonino Battista e partecipazione di David Moss, ospitando anche
Marcelo Nisinman, Victor Wooten, Dennis Chambers, Bob Franceschini, e tra le
altre figurano le musiche di Giacomo Baldelli, di Bianchini-Lupone, di Giorgio
Netti, di Florentin Ginot, con applausi riservati alla diva del pianismo
d’avanguardia Margaret Lang Ten.
jeudi 11 janvier 2018
Parution de l'article "Danser la rédemption"
Parution de l'article "Danser la rédemption" par Ludmila Acone dans Dante e l'Arte, Dante e la danza,
publication de l'Université autonome de Barcelone.
publication de l'Université autonome de Barcelone.
Cet article, sur la danse dans la Divine Comédie de Dante, fait suite à un précédent article, "Les âmes dansantes dans la Divine Comédie de Dante", publié en 2011.
Si ce premier article, paru dans l'ouvrage Texte et Contexte, s'inscrit dans une recherche sur les rapports entre la danse et l'histoire présenté lors du colloque éponyme à Marne la Vallée en 2009, le deuxième article "Danser la rédemption" élargit le propos sur Dante et la danse à des aspects iconographiques.
samedi 6 janvier 2018
Entre Mars et Vénus. Le genre de la danse en Italie au XVe siècle
Parution de l'article:
"Entre Mars et Vénus. Le genre de la danse en Italie au XVe siècle"
par Ludmila Acone
dans
CLIO Femmes,Genre, Histoire, n°46. "Danser"
Résumé:
Entre Mars et Venus : le genre de la danse chez les maîtres à danser italiens du XVe siècle.
Dans les cours italiennes du XVe siècle, la danse et le combat, essentiels dans l’éducation du noble, participent à la définition de la place et du comportement des femmes et des hommes. Les maîtres à danser du Quattrocento, construisent et définissent la théorie et la pratique d’une danse savante et produisent un discours conforme à des normes politiques, sociales et genrées. Guillaume le Juif, définit précisément le rôle et la place de la femme qui danse. Antonio Corazzino, également homme d’armes, poète et humaniste, exprime une vision de la bienséance, qui participe d'une conception plus générale des rôles attribués au genre. Les valeurs viriles assument une prééminence évidente dans l’évolution de la vie des cours. Les techniques du corps incarnent une réalité et un discours politique. Dans l'ensemble de son œuvre, le masculin et le féminin s’incarnent notamment dans les modèles de Mars et de Vénus, les deux faces de la Concordia discors, dans la femme qui danse et l’homme qui combat.
Abstract
Between Mars and Venus : genre of dance among the Italian dance-masters of XVth century.
In the Italian courts of the XVth century, dance and combat, essential parts in the education of the noble, are taking part in the définition of the place and behaviour of women and men. The dance-masters of Quattrocento, are constructing et defining the theory and the practice of a dance savante and producing an address in compliance with the normes political, social and gendered. Guglielmo Ebreo is defining exactement the rôle and the place of a dancing woman and man. Antonio Cornazzano, as well man at arms, poet and humanist, is expressing a vision of propriety, which is sharing a more general conception of the roles attributed to the genre. The virile values assume une evidente preeminence in the evolution of the cours-life. The technique of the body is rappresenting a reality and a political form. In the ensemble of his work, the masculine and the feminine became especially incarnate in the models of Mars and of Venus, two faces of the Concordia discors, in the woman who is dancing and in the man, who is fighting.
vendredi 8 décembre 2017
mercredi 6 décembre 2017
Recirquel Company, con il 'Night Circus' teatro, danza e cabaret sono un tutt'uno
Nata a Budapest grazie al direttore e coreografo Bence Vági, la giovane compagnia circense arriva per la prima volta in Italia, a partire dal 24 novembre, con lo show già applauditissimo all'estero. Che mira a essere spettacolare come il Cirque du Soleil
I progenitori sono el Cirque Plume, Cirque Baobab, il Cirque Oz, il celeberrimo Cirque du Soleil, la compagnia canadese di acrobati, illusionisti, giocolieri, clown, insomma artisti del circo protagonisti però di uno show teatrale in piena regola. Il loro successo mondiale dagli anni Ottanta a oggi, ha dato vita a un vero e proprio genere il 'nouveau cirque' che ha filiato molte altre compagnie e nuovi modelli di spettacoli
lire la suite de l'article sur le site de La Reppublica
lundi 27 novembre 2017
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