Venti ballerini dilettanti si ebiscono nello spettacolo del
coreografo francese. Il risultato è uno splendido elogio della diversità che
insegna a guardare l'altro come se fossimo noi
BENEDETTA PERILLI (La Repubblica)
In prima fila, di spalle, i riflettori illuminano le
paillettes dei pantaloni che le abbracciano le forme. Silenzio in sala, Chiara
è immobile, davanti a lei ci sono gli altri 19 ballerini quasi per caso di
"Gala", di Jérôme Bel. "She's a maniac": quando parte la
musica si riconosce subito il motivo di "Flashdance". Chiara tiene il
tempo con la gamba, gli altri la imitano. Poi esplode in una danza tanto
incontenibile quanto pura. Chiara ha 48 anni, il viso truccato, gli abiti che
indossa li ha scelti lei. Chiara ha anche la sindrome di Down ma a vederla
muoversi sembra proprio l'ultima delle sue qualità. Sul palco del Teatro
Argentina è una dei danzatori, professionisti e non, scelti a Roma dal
coreografo francese per il suo "evento collettivo di decostruzione della
rappresentazione istituzionale della danza", altrimenti detto prendi
quattro ballerini professionisti, due attori e sedici perfetti amateur e
mettili su un palco guidati da un grande coreografo.
Gala di Jérome Bel è
l'elogio della diversità a passi di danza
Il risultato è che vedere ballare Chiara è bello come vedere
Patrizia, che di anni ne ha 70 e improvvisa dei passi ispirati al tai chi, e
come vedere la splendida Ella che con le sue lunghe trecce si muove come
Beyoncé e come Giacomo, che gli altri li guida muovendo la sedia a rotelle. Dà
la stessa emozione. C'è pure un 85enne vestito con tuta rossa e gilet
dorato, con tanto di nipote in platea che a vederlo danzare ride di gioia; ci
sono tre bambini, tra i quali un dinoccolato felice, uno scalmanato e una atletica
con le codine; una ginnasta in body fucsia; due signore sulla cinquantina e
forse anche più; c'è pure Sonia, la cinese più famosa di Roma proprietaria di
un noto ristorante capitolino. E sono solo alcuni dei protagonisti della
seconda, e ultima, replica di "Gala" andata in scena il 10 settembre
nell'ambito del festival Short Theatre.
"Gala" di
Jérôme Bel: venti ballerini per caso e lo splendore della diversità
Lo spettacolo ha debuttato nel 2015 al Brussels
KunstenFestivaldesArts e da allora si porta dietro tre anni di successi, ovvero
167 repliche in 71 città diverse. Al punto che nei primi minuti vengono
proiettate le fotografie dei teatri - senza pubblico - che lo hanno accolto.
Tanti, tutti diversi: si va dal parco con le sedie in plastica alla sala
ottocentesca, dal palco improvvisato nel centro commerciale a quello di design
nordeuropeo. "Gala" è diventato quasi un format che si ripete in giro
per il mondo, a Roma i venti sono stati
selezionati in collaborazione con Jérôme Bel e Chiara Gallerani.
Bel non è nuovo alle sperimentazioni che includono gli
esclusi, era successo già con i disabili protagonisti di "Disabled
Theater" e con gli spettatori "attori" di "Cour
d'honneur". Stavolta gli esclusi siamo noi, dilettanti alla prova del
palco per dimostrare che lo spettacolo funziona se c'è piacere di esibirsi. Ma
non solo. Questi corpi, così precisi nell'esecuzione delle loro improvvisate
coreografie, insegnano che l'imperfezione è più affascinante del canone; la
goffaggine più libera delle risate di chi la giudica e la diversità più normale
di quello che crediamo.
"Questo è un lavoro più sul pubblico che sugli
interpreti - spiega Riccardo Festa, attore professionista tra i venti della
versione romana di "Gala" - noi eseguiamo gesti semplici. Al netto
delle scelte di drammaturgia quello che ci viene richiesto è essere molto
rigorosi: ovvero balla il valzer così come pensi che per te si balli il
valzer". Poi aggiunge: "Quello che emerge però non è una democrazia.
Tutti siamo diversi, ognuno con la sua capacità, c'è chi balla meglio e chi
meno. Il risultato? La bellezza non è nel gesto ma nell'impegno, nell'intensità
di partecipare a una esposizione di sé che è molto coraggiosa. C'è un grande
lavoro di decostruzione dell'ego, di imitazione dell'altro. Il pubblico ti
guarda con occhio pulito perché non c'è errore se non c'è un riferimento e
allora io e il ragazzo sulla sedia a rotelle diventiamo la stessa
cosa".
("Gala" a Short Theatre è in collaborazione con la
Francia in Scena, stagione artistica dell'Institut français Italia / Ambasciata
di Francia in Italia e in
corealizzazione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale, nell’ambito di Grandi
Pianure – Gli spazi sconfinati della danza contemporanea)
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