lundi 21 août 2023

Danza, serata speciale in Arena Shakespeare con Simona Atzori

 

 Serata di grandi emozioni in Arena Shakespeare per lo spettacolo di Simona Atzori dal titolo I miei 20 anni + 2, organizzato dall'Employee Resource Group di Barilla, Fondazione Munus e Filarmonica Toscanini. L'artista è salita sul palco insieme a una compagnia di artisti che l'aiuta a rendere vivi i ricordi e a restituirli come dono al pubblico. Dal Teatro alla Scala di Milano i danzatori Marco Messina e Salvatore Perdichizzi, dalla SimonArte Dance Company le danzatrici Beatrice Mazzola e Marta Bentivoglio, dal Sermig Laboratorio del suono i musicisti e cantanti Marco Maccarelli e Mauro Tabasso. Insieme a loro le attrici e cantanti Alessandra Anelli e Nadia Scherani, l’assistente alle luci Valeria Bonalume e gli artisti della scuola di danza Professione Danza Parma Formazione Professionale diretti da Lucia Giuffrida. Ospte della serata l'ex ballerina internazionale Liliana Cosi. Foto Marco Vasini.

 

Tutte le photo: parma.repubblica.it

Il ballerino sordo è campione italiano di danza: "Quando volteggio non mi sento disabile"

Il ballerino sordo è campione italiano di danza: "Quando volteggio non mi sento disabile"

Cosimo Damiano Germinario ha 16 anni e vive a Molfetta. La sua passione è iniziata fin da piccolo: “Un apparecchio acustico mi consente di avvertire il 20% dei suoni, ma medici e istruttori non si spiegano come possa sentire il ritmo”

Sogno di arrivare al prossimo Mondiale e perché no, di partecipare a un talent in televisione”. Cosimo Damiano Germinario, ballerino 16enne di Molfetta, audioleso, in meno di un mese ha conquistato due medaglie (una d’oro e l’altra d’argento) nel corso dei campionati nazionali di danza sportiva che si sono svolti a Rimini tra giugno e luglio scorsi. Ma pensa già ai prossimi traguardi: “Quando volteggio mi sento come i normodotati, senza nessuna disabilità, e mi emoziono tantissimo”.

continuare a leggere: repubblica.it

jeudi 20 juillet 2023

Edgar Morin: “Adesso ho paura per la democrazia”

 Pensatore universale, tra i più grandi intellettuali europei, non nasconde la sua preoccupazione: “Attraversiamo una crisi di civiltà come negli anni Trenta. Dovremmo ripensare la politica”

Edgar Morin: “Adesso ho paura per la democrazia”

 PARIGI – “Attraversiamo una crisi di civiltà, e il campo democratico potrebbe essere sconfitto”. Nel corso di una vita lunga un secolo, Edgar Morin ha abbracciato saperi diversi, con i volumi della Méthode, l’opera enciclopedica scritta tra il 1967 e il 2006 per il quale si è guadagnato il soprannome di “Diderot del Novecento”. Pensatore universale, tra i più grandi intellettuali francesi, ha avuto un’esistenza fuori dal comune: la nascita l’8 luglio 1921 nella comunità ebrea sefardita del quartiere di Ménilmontant, la perdita della madre quando aveva dieci anni, il coraggio di passare nella Resistenza durante l’Occupazione, l’impegno politico nel partito comunista prima di allontanarsene e denunciarne le epurazioni, gli anni dedicati alla ricerca sociologica che lo hanno proiettato...

per continuare a leggere : https://www.repubblica.it/cultura

mardi 11 juillet 2023

'Raffa in the sky' la rivoluzione del 'Tuca tuca' diventa un melodramma

La Repubblica il  18 Giugno 2023

Lo spettacolo ideato dal Teatro Donizetti di Bergamo ispirato alla biografia della showgirl debutterà il 29 settembre.

'Raffa in the sky' la rivoluzione del 'Tuca tuca' diventa un melodramma 

Raffaella Carà è stata inviata sulla terra da una galassia lontana. La sua missione: combattere il conformismo dell'Italia democristiana, clericale e bigotta dagli schermi della Rai anni Settanta. La sua arma più potente è l'ombelico (scoperto) con cui lotta sotto l'insegna del Tuca tuca. Racconterà questo Raffa in the sky, la 'fantaopera' che trasforma la biografia della showgirl in un melodramma idealmente ispirato a Rossini, Donizetti, Verdi. Raffella Carrà come la "Traviata": un'eroina che concede il suo corpo per la redenzione delle coscienze (e l'emancipazione sessuale di una nazione). A ideare lo spettacolo è il Teatro Donizetti di Bergamo nell'ambito di "Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura", quattro recite dal 29 settembre all'8 ottobre.

"Ciò che vogliamo rappresentare è la vicenda di una primadonna che libera il corpo femminile dalla schiavitù del patriarcato. Una rivoluzionaria, a suo modo. Di certo una donna sulla bocca di tutti, come lo è stata ogni protagonista di melodramma nell'età d'oro, si chiami Lucia di Lammermoor o Violetta Valéry", spiega il regista Francesco Micheli, coordinatore del progetto in qualità di direttore artistico del Festival Donizetti. Del team che sta lavorando con lui alla creazione dell'opera fanno parte Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, librettisti, e il compositore Lamberto Curtoni (al momento impegnato nella strumentazione della partitura), poi si uniranno il direttore d'orchestra Carlo Boccadoro e le voci di Dave Monaco, Gaia Petrone, Carmela Remigio. La parte della Carrà viene cucita addosso a Chiara Dello Iacovo, cantautrice-attrice uscita dal contest tv The voice, seconda tra le Nuove proposte di Sanremo 2016. "Non vogliamo fare un biopic, anche se i fatti mostrati sono tutti reali; e dobbiamo molto alla consulenza di Sergio Japino. Piuttosto ci valiamo di Raffaella come specchio della storia italiana dell'ultimo mezzo secolo. Renderla protagonista di un'opera è attestarne la sua dimensione mitica, di figura esemplare che trascende l'umano. E la partitura sottolinea tale aspetto con il genere di canto che le è affidato. Mentre tutti gli altri sfoderano una vocalità belcantista, quella tipica del melodramma da Mozart a Donizetti, lei ha una voce diversa, non lirica, a evidenziare che si tratta di un essere estraneo al mondo. Di un'autentica dea. Di una figura stellare come la Madonna e allo stesso tempo vicina a tutti noi come una sorella, tanto che tutti la chiamiamo familiarmente Raffa".

Scesa nel nostro mondo da Arcadia, pianeta degli artisti governato da re Apollo XI, Carrà si trova subito proiettata all'interno di un singolare campo di battaglia, quello del piccolo schermo. "Nell'opera assistiamo agli sconvolgimenti che le sue apparizioni televisive portano in una famiglia piccolo-borghese di immigrati dal Sud. Vedendone gli show, i genitori si rendono conto che sta franando sotto i loro piedi il modello rurale, patriarcale, entro cui sono stati cresciuti. E il figlio, che non è più possibile educare secondo i sani principi di una volta, scopre quanto sia bello far l'amore da Trieste in giù: grazie all'esibizione dell'ombelico della Carrà come oggetto di piacere, comincia a scoprire il proprio corpo e a misurarsi con una variopinta sessualità". Del resto, prosegue ancora Micheli, "la rivoluzione di Raffa è un po' simile a quella di san Francesco. Come lui, con il suo esempio, sollevò i giovanotti ricchi dal perseguire l'ideale cavalleresco dei padri, così il Tuca tuca ha affrancato la sensualità femminile dall'idea di mercimonio, poiché il corpo appartiene alla donna, che dunque può esibirlo anche soltanto per far piacere a se stessa". La canzoni più celebri di Raffaella Carrà costellano lo spettacolo, che si autofinanzia: per produrlo, una quarantina di sponsor del territorio ha donato 600 mila euro.

 https://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2023/06/18

 

Riccardo Muti dirige tra i rifugiati: “La musica passa dal cuore, fa del bene senza proclami”

Riccardo Muti con l’orchestra Cherubini a Jerash, in Giordania

Riccardo Muti con l’orchestra Cherubini a Jerash, in Giordania

  


L’evento in Giordania e la visita del maestro nel campo di Za’atari. Il viaggio musicale delle ‘Vie dell’amicizia’ organizzato con il Ravenna Festival si conclude l’11 luglio a Pompei 
 Cominciamo dai bambini: vestiti a festa, cantano e si fanno le foto col maestro, mentre gli uomini ballano in circolo e le donne registrano tutto con il cellulare. La musica ha fatto ancora una volta centro, “con il suo sentimento di fratellanza”. Dice Riccardo Muti: «Nel momento in cui in tante parti del mondo l’uomo si fa tanto male, qui è la prova che si può fare del bene e che la musica lo fa senza proclami; passa, come diceva Beethoven, dal cuore al cuore, ma spesso, i governanti con Beethoven hanno in comune solo la sordità».
 
 

 

 

 

 

 

 

 

samedi 4 mars 2023

Pasolini e il suo sguardo 'nuovo e crudo' sul cinema: "Ti faceva vedere le cose con una prospettiva diversa" di Arianna Finos


Esce in sala il 5, 6 e 7 marzo il doc di Giancarlo Scarchilli che racconta Pasolini attraverso gli artisti che ha influenzato con il suo pensiero e le sue intuizioni

Raccontare Pier Paolo Pasolini attraverso gli artisti a cui ha cambiato l'esistenza, influenzando la loro visione del mondo e il modo di rappresentarlo. Giancarlo Scarchilli firma Pasolini - Una visione nuova, in cento sale il 5, 6 e 7 marzo con Medusa, il regista parte dalla scelta del titolo: "Pasolini ha avuto una visione nuova nel cinema, nella letteratura e nel giornalismo. Ed è questa la visione che lui ha avuto, perché con il romanzo del '55, Ragazzi di vita cambia un po' la storia della letteratura". Tra le tante testimonianze raccolte nel film,  di repertorio e nuove, ci sono Sergio Citti, Vincenzo Cerami, Bernardo Bertolucci, Filippo Ceccarelli, Pupi Avati, Daniele Luchetti, Caterina D'Amico, Walter Veltroni, Carlo Verdone, David Grieco. E c'è anche Giancarlo De Cataldo che, spiega il regista, "dice di essergli debitore per Romanzo criminale, come pure Roberto Saviano per Gomorra".

 Esce in sala il 5, 6 e 7 marzo il doc di Giancarlo Scarchilli che racconta Pasolini attraverso gli artisti che ha influenzato con il suo pensiero e le sue intuizioni

Il regista Giancarlo Scarchilli
Il regista Giancarlo Scarchilli (ansa)

 Egualmente rivoluzionario l'inizio al cinema, Accattone, "un film in cui Pasolini accompagna la storia di prostitute, magnaccia, papponi alla musica sacra. Perché, ci ricorda, ciascuna vita ha qualcosa di straordinario, sacro, ingiudicabile. E lo dice in un'epoca in cui chi viveva in borgata era un reietto". La visione diversa, "nuova e cruda" nel giornalismo e nella capacità di condizionare la vita pubblica arriva con Scritti corsari: "Ricordo un convegno al Teatro Tenda coordinato da Ettore Scola e Vittorio Gassman, in concomitanza dello spettacolo Affabulazione. C'erano Gore Vidal, Attilio e Bernardo Bertolucci, l'intellighenzia europea e Francesco Rosi, che diceva 'compro il Corriere della Sera per vedere cosa ha scritto Pasolini, capire il suo punto di vista'. Perché Pasolini era una finestra che si apriva e ti faceva vedere le cose con una prospettiva diversa".

Pasolini era, anche, un rabdomante del talento. "Sapeva vederlo in chi neanche sapeva di averlo. Chiama aiuto regista Bertolucci che scriveva poesie, Vincenzo Cerami, che era un suo allievo di scuola media, per Uccellacci e uccellini. Sergio Citti faceva il pittore edile, Dante Ferretti firma la prima scenografia con Medea. Questo è il cuore del racconto. E, paradossalmente, ha cambiato anche la mia, di vita, attraverso Sergio Citti, incontrato a quel convegno: leggendo i miei scritti, mi ha voluto come assistente in Due pezzi di pane. E da lì è iniziata la mia carriera" dice Scarchilli.

Tra i concetti che ricorrono, nel doc, l'idea della gioventù eterna di Pasolini: "Credo che oggi il suo pensiero dica ai ragazzi: abbiate il coraggio delle vostre azioni e dei vostri pensieri, osate. È stata una figura scomoda per tutti, come sottolinea Pupi Avati, era un uomo libero, capace di spiazzarti, di non dire mai quel che ti aspetti. Nasce come poeta e del poeta ha intuizioni che non si fermano al razionale e al logico. È questo che gli permette - come racconta Tonino Delli Colli - di fare un campo a Roma e un mese dopo il controcampo nello Yemen".

Una libertà assoluta anche nella scelta degli interpreti: "Chi poteva mettere Totò con Ninetto Davoli? Prendere come protagonista per Accattone un ragazzo di borgata come Franco Citti, l'icona Anna Magnani per Mamma Roma, Callas per Medea?". Tra i momenti teneri del doc Bernardo Bertolucci che racconta che quando è in crisi su un set pensa 'cosa avrebbe fatto Pasolini, e così torno alle origini del mio cinema, Accattone'". "Un altro momento che mi ha sfondato il cuore - dice ancora Scarchilli - è il racconto di David Grieco del funerale di Pasolini. Tantissima gente è venuta da tutta Italia, Franco Citti lancia un lungo sguardo che abbraccia tutta la folla e dice: 'Allora non è morto solo un frocio'". E su quella morte Davide Grieco annuncia che, con l'avvocato Stefano Maccioni e lo scrittore Giovanni Giovannetti, presenterà una richiesta di riapertura delle indagini: "Chissà che non sia la volta buona per ridare verità e decenza a una morte a cui è stata data una spiegazione ufficiale che più falsa non si può".

  https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2023/03/03/news/pasolini_una_visione_nuova_bertolucci_verdone_veltroni_avati_scola_rosi_scritti_corsari_magnani_toto-390265225/

 

 

vendredi 3 mars 2023

Pier Paolo Pasolini, chiesta la riapertura delle indagini: "Verificare tre Dna"

  

Per i legali il regista cadde in una trappola e fu picchiato a morte: "Nell'istanza di centinaia di pagine forniamo molti elementi, tante tessere che i magistrati devono mettere insieme"

 Nuova istanza alla procura di Roma per la riapertura delle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta all'Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975. A depositarla l'avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti: nell'atto si chiede ai pm di piazzale Clodio di approfondire in modo più compiuto la questione legata ai tre Dna individuati dai carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine.

(...)

https://roma.repubblica.it/cronaca/2023/03/03/news/omicidio_pasolini_chiesta_riapertura_indagini_pm_roma_verificare_tre_dna-390355963/