Presentato
il programma dei festival 2019: Danza (dal 21 al 30 giugno), Teatro (dal 22
luglio al 5 agosto), Musica (dal 27 settembre al 6 ottobre)
di ANNA BANDETTINI
Almeno dai tempi della direzione di Carmelo Bene, di Luca
Ronconi e, in generale, dagli anni Settanta, i festival delle arti dal vivo
della Biennale di Venezia, teatro, musica - e molto più avanti, dal '99, la
danza - sono interessanti occasioni di scoperta. Certo, è difficile dire cosa
sia nuovo nel mondo dello spettacolo oggi, ma se parliamo di rovesciamento del
tradizionale modo di creare, di irruzione di linguaggi inediti, di esplorazione
di orizzonti geografici e artistici lontani, di "luogo di ricerca",
per usare la definizione della Biennale dal presidente dell'istituzione
veneziano, Paolo Baratta, allora tutto diventa più chiaro: che siano le
estensioni robotiche musicali di Aperghis in Thinking Things in programma
quest'anno nel festival di musica, o la "danza" del battito di ciglia
della brasiliana Michelle Moura che si vedrà a Venezia in calendario per la
danza.
E dalla finestra sul contemporaneo che spalanca la Biennale
è anche interessante notare gli elementi di intersettorialità, che sempre più
si stanno sviluppando tra le arti come confermano i programmi dei festival 2019
dove non mancano accavallamenti stimolanti di linguaggi: nei dieci giorni di
Danza dal 21 al 30 giugno selezionati dalla coreografa Marie Chouinard intorno
al tema del danzatore "artista del corpo, dello spazio, del tempo";
nelle due settimane di serrato calendario del festival di Teatro di Antonio
Latella dal 22 luglio al 5 agosto dedicato quest'anno alle
"drammaturgie", intese non solo come "narrazione di parole",
ma "sinergia tra testo, attori, formazione del pubblico", fino al
sempre colto e stimolante festival di Musica dal 27 settembre al 6 ottobre che
il direttore Ivan Fedele ha orientato verso artisti e produzioni del
"vecchio continente".
E se il "nuovo" nelle arti è ibridazioni e
intrecci, a Venezia lo prova innanzitutto la scelta dei Leoni d'oro: quello ad
Alessandro Sciarroni per la danza (e al festival si vedranno due suoi lavori
Your Girl e Augusto), che già ha creato molte discussioni sul web perché è un
riconoscimento controcorrente a un performer dopo che in passato era stato dato
a grandi nomi della coreografia a cominciare da Carolyn Carlson o Merce
Cunningham. Ma un segno diverso è anche quello al tedesco Jens Hillje,
dramaturg alla tedesca, perché parliamo di uno scrittore che è anche
coordinatore di spettacoli e di pubblico; come pure è inconsueto Leone musicale
all'inglese George Benjamin il cui linguaggio ambisce a essere percepito dal
più vasto pubblico e di cui verrà presentata la versione concertistica di Written
on skin.
Chico e Matijevic
E infatti sono le curiosità la ricchezza dei tre programmi (consultabili sul sito della Biennale). Per la Danza oltre ai classici Sasha Waltz, Daniel Léveillé, William Forsythe, non è da perdere Bára Sigfúsdóttir che insieme al compositore e trombettista norvegese Eivind Lønning,
fra i nomi di maggior spicco nel panorama musicale nordeuropeo,
perlustra il rapporto tra il movimento della danza e il silenzio, o
l'austriaca Doris Uhlich che fa ballare artisti disabili o ancora Giuseppe Chico e Barbara Matijevic che mostrano come il web incida sulle azioni di un danzatore.
Bara Sigfusdottir e Eivind Lonning
Tra le coniugazioni (e non contaminazioni come tiene a precisare il direttore Ivan Fedele) più interessanti, nel festival della Musica, c'è Songbook, che unisce un quartetto rock, un ensemble classico amplificato e il live electronics, dell'autore-performer Matteo Franceschini, il Leone d'argento di quest'anno, o la visionaria ricerca di nuove sonorità di Nomaden, del compositore tedesco Joël Bons
che intreccia strumenti di diverse culture geografiche, dal duduk
armeno al setar iraniano al tombak siriano, e ancora l'acclamata arpista
Elena Battigelli che intreccia l'elettronica a uno strumento dalle sonorità antiche. Senza tralasciare Filippo Perocco e Lucia Ronchetti,
importanti artisti della musica contemporanea italiana, che presentano
due lavori "teatrali" con i testi del poeta e saggista russo-americano Eugene Ostashevsky, oltre all'apporto scenografico e registico di Antonino Viola e Antonello Pocetti. Così come il complesso fiammingo Hermes Ensemble, fondato nel 2000 dal direttore Koen Kessels, che presenta i lavori di Wim Henderickx e Vykintas Baltakas sono concepiti con l'artista visivo e musicista newyorchese Kur.
Hermes Ensemble
Se queste forme di ibridazione, sempre più frequenti nell'arte
contemporanea, hanno sviluppi inediti anche sulle specifiche forme
espressive, sarà interessante verificare ciò che accade nel Teatro. Il festival non a caso aprirà il suo calendario con Heiner Müller,
il drammaturgo tedesco che a partire in particolare dagli anni Sessanta
ha smontato la drammaturgia tradizionale e che a Venezia si vedrà con Mauser nella messa in scena del serbo Oliver Frljic,
artista tra i più radicali della scena dell'est europeo. Interessante
si preannuncia la "scoperta" di due artiste australiane già molto note
nel loro continente, Susie Dee e Patricia Cornelius. La drammaturgia che a partire dalla tradizione prenderà altre strade, è il Cechov di Il giardino dei ciliegi diretto da Alessandro Serra, artista su cui si stanno dirottando molte attenzioni dopo l'emozionante Macbettu, ma anche - restando orgogliosamente in Italia - i lavori di un giovane autore e regista come il napoletano Pino Carbone che arriva a Venezia col sostegno di Teatri Uniti, e l'ormai illustre Lucia Calamaro con la sua novità, Nostalgia di Dio.
Ma scoperta e novità vuol dire anche ricerca di giovani talenti scouting
e la Biennale, da una saggia intuizione del presidente Baratta, lo fa
ormai in modo istituzionale con la Biennale college che non
solo mette in contatto per dieci giorni artisti alle prime armi con i
grandi maestri, ma sostiene ogni anno la produzione di esordienti
selezionati: dai quattro lavori di teatro musicale di giovani
compositori della Musica, ai due registi prodotti dalla Biennale Teatro
(e quest'anno verranno selezionati anche lavori drammaturgici) alla
giovane coreografa emersa nel College Danza dello scorso anno.
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