vendredi 24 mars 2017

È morta la coreografa Trisha Brown, una vita per la danza contemporanea

La coreografa americana Trisha Brown è morta il 18 marzo in Texas a Sant'Antonio a 80 anni, seguendo di qualche mese quella del marito, l'artista Burt Barr che con lei aveva collaborato. "È con profonda tristezza che diamo l'annuncio della morte, al termine di una lunga malattia", ha scritto ieri la sua compagnia, ancora acclamata nel mondo, in un comunicato pubblicato su Twitter.


Da tempo si sapeva che le condizioni di salute della grande danzatrice e coreografa americana erano ormai arrivate a un punto di non ritorno. In Italia, la sua compagnia era venuta l'ultima volta nel 2014, ospite al Ravenna Festival con il 'Farewell tour', una sorta di antologica con pezzi cult del passato e nuove coreografie che ancora una volta avevano mostrato lo slancio innovativo del lavoro di Trisha Brown con quel pezzo d'apertura, Son of Gone Fishin del 1981, dove ogni sera i danzatori improvvisavano su pezzi diversi di musiche firmate da Robert Ashley. Ma questa era Trisha Brown: fantasiosa e sperimentale, la prima a portare la danza in luoghi non convenzionali, a far ballare i ballerini in jeans, scalzi, a usare la musica (ma spesso anche a non usarla) in modo libero, a intrecciare il lavoro sul  movimento con altre arti a cominciare da quelle visive basterebbe ricordare la sua lunga collaborazione con Robert Rauschenberg a giocare con l'improvvisazione... E tutto questo in oltre 100 coreografie e sei opere, dagli anni Settanta al 2011 data della sua ultima novità” come coreografa perchè come ballerina aveva già lasciato nel 2008.
Longilinea, i capelli riccioluti era stata una autentica rappresentante dell'ondata innovarice, ribelle, underground della New York tra gli anni Settanta e Ottanta, creando uno stile astratto, radicale ma nello stesso tempo comunicativo e di grande impatto: artista amata dal Balletto dell'Opera di Parigi, da Mikhail Baryshnikov e dagli artisti più sperimentali come Donald Judd o Laurie Anderson.
Trisha Brown era nata ad Aberdeen, nello stato di Washington il 25 novembre del 1936. Si era diplomata in danza nel 1958. Attratta dagli studi sull'improvvisazione si trasferisce nel '60 a New York  e studia con Merce Cunningham, entra nella fucina del  Judson Dance Theater, si incrocia con Steve Paxton e Yvonne Rainer. Nel 1970 fonda la sua compagnia, fino al 1979 formata da sole donne. E lì comincia l'avventura: allena i suoi ballerini a una astrattezza e leggerezza quasi da sogno, come a vincere la gravità, appesi a grandi funi fa scalare loro le pareti come in Walking on the Wall, o Roof Piece dove danzano in 12 tetti di palazzi tra 10 blocchi di SoHo.
Dell'83 il capolavoro Set e Reset con le musiche di Laurie Anderson e disegni di Rauschenberg, che viene considerata il manifesto della danza postmoderna. Seguita da For M.G.: The Movie (1991) con musiche di Alvin Curran, del '96 You can see us, lei di spalle in una danza a specchio con Mikhail Baryshnikov. Alla fine degli anni Novanta, dopo 30 anni di sperimentazione esordisce nel mondo dell'opera con LOrfeo di Monteverdi (1998), cui seguirono anche molte coreografie ispirate dalla musica classica. Le ultime: LAmour au théâtre (2009) e Les Yeux et l’âme (2011).

Nella storia della danza e nel cuore di chi l'ha conosciuta Trisha Brown lascia il ricordo di corpi in un movimento estremamente raffinato e semplice, vivo, pieno di salti, slanci, corpi pronti a scattare, carichi di energia e impulso ma nello stesso tempo sensuali. La sua compagnia resta il lascito più importante: non solo perché continua a tenere viva la memoria dei grandi lavori in repertorio,ma per proseguire la linea aperta da Trisha Brown con le nuove leve sottoposte allo stesso duro training fisico dei danzatori di un tempo.

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